giovedì 21 novembre 2013

Luciano Buggio, un falegname fra le galassie


Venezia - Davanti alla sua bottega si può fare una cosa sola: fermarsi e cercare di capire che cosa combini lì dentro. Impresa non facile: Luciano Buggio è un falegname, e la scritta “mobili riciclati” all’ingresso lo fa intuire, ma la sua vetrina è un’esplosione di fiori nati dalla sua fantasia, che trasforma in petali colorati i fondi delle bottiglie di plastica e i martelletti del pianoforte. Dietro il vetro si scorge anche una sfinge di legno, che in realtà è un piede di mobile rovesciato, e un esercito di omini metallici avanza di fronte all'ormai nota schiera di libri e dischi usati che riempie la calle di ricordi, sentimenti e vecchie passioni. Chi conosce Luciano Buggio almeno un po’ sa che il suo laboratorio, a un passo da Campo San Giovanni Evangelista, è molto più di questo.

Una sfinge di mobile e tanti fiori di bottiglia
È un piccolo universo dove si sta bene seduti a chiacchierare e guardarsi attorno per capire cos’altro ancora sa fare quest’uomo. Lì dentro, però, si parla soprattutto di fisica, astronomia, matematica, stelle, luce, fotoni e galassie, perché fra un mobile da riparare e una nuova creazione artistica, Luciano studia, si interroga sul perché di alcuni fenomeni e si dà delle risposte, per poi farne delle relazioni e pubblicarle sul suo sito internet personale: http://www.lucianobuggio.altervista.org/. Su google c'è chi lo cerca fra i professori accademici per approfondire le sue teorie, che spaziano dalla morfologia delle galassie all'anomalia del potenziale di Newton, ma lui con l’ambiente universitario non c’entra nulla. Luciano è arrivato a Venezia da bambino e da solo. Abitava a Staranzano (Gorizia) e alle elementari aveva dato prova di essere brillante, intelligente, molto portato per le materie scientifiche e avanti rispetto ai suoi compagni. Per questo, all'età di dieci anni, ha ricevuto una borsa di studio dal collegio Foscarini e si è fermato in laguna fino al diploma di liceo scientifico al Benedetti. E poi? Non ha pensato neanche per un minuto di iscriversi a una facoltà scientifica, perché l’ “indottrinamento”, a volte, può togliere freschezza e sana ingenuità all’intuito, che la maggior parte delle volte si rivela vincente. «Per inquadrare e sezionare i problemi bisogna essere fuori da schemi e teorie preconfezionate», spiega Luciano. «E poi a me interessavano le scienze umane, non tanto la matematica o la fisica fini a se stesse».
Impossibile non fermarsi di fronte alla sua vetrina
È andato quindi a studiare sociologia a Trento, nel periodo caldo e inteso delle contestazioni sessantottine, ha imparato il mestiere di falegname per mantenersi agli studi e poi è tornato a Venezia, ha fatto il prof nei licei per un paio d'anni - però l'insegnamento non era esattamente la sua - e poi è tornato a fare il falegname. Con la fisica si è ritrovato dopo diversi anni, precisamente alle sei del mattino del venti maggio 1992, quando un' “illuminazione” gli ha rivelato il modello matematico che descrive il movimento cicloidale dei fotoni, che ha naturalmente spiegato in un paper pubblicato sul suo sito. Da quel momento non si è più fermato: si è rimesso a studiare, a farsi nuove domande sul mondo e sulla natura.

Dalla luce e le radiazioni elettromagnetiche, è passato all'astronomia e al fascino delle buche di potenziale in cui si trovano le galassie “boxy”, gli universi quadrati di cui ora, nell'ambiente accademico, si parla molto grazie alla divulgazione di articoli e relazioni scientifiche. All’ingresso della sua bottega, Luciano ha appeso la gigantografia di una galassia boxy con tanto di bigliettini con l'indirizzo del suo sito internet, per chi fosse interessato ad approfondire un'intuizione che il falegname veneziano aveva messo nero su bianco ben prima di questo “boom” di pubblicazioni.
Nel suo piccolo universo dove le gambe dei mobili diventano cigni, gatti e uccelli, Luciano parla con l'energia incendiata di chi vuole capire, arrivare fino in fondo e fino alla verità, che cerca continuamente battendo il tasti del suo pc, stipato fra libri, quadri e pezzi di legno: «Mi farebbe quasi piacere che qualcuno “rubasse” una delle mie teorie», dice Luciano. «Avrei tutti i mezzi per dimostrare che c’ero arrivato prima io».

Testo e foto di Silvia Zanardi


Link alla pubblicazione de "La Nuova di Venezia e Mestre"

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