lunedì 18 novembre 2013

Lauretta Vistosi e le linee che non si incontrano mai



Lei le chiama “linee che non si incontrano mai”, e sono il suo marchio distintivo da quasi cinque anni. Due, tre, quattro o più linee di canetè che percorrono distese di lana, cotone, lino, seta e, in un punto qualunque, incrociano la loro corsa con una murrina piena di storia, ricordi, tradizioni.

È vero: le sue linee non si incontrano mai. Eppure Lauretta Vistosi si incontra con loro ogni giorno nell’angolo di colori, geometrie e creatività che in, Calle Lunga San Barnaba, divide con la sua Stellina: un muso simpatico e due occhi davvero fedeli. Nelle linee di Lauretta - che fanno la personalità delle sue famose borse, ma anche di agende, portachiavi, portaocchiali, cornici, collane e braccialetti - c’è l’inizio e la continuazione di una storia che insegna a credere nei sogni, ma ancora di più nei propri talenti. Lauretta ha sempre saputo di avere nel sangue quelli del disegno, della fantasia e della manualità. Lo sapeva anche da ragazzina, quando, fra le stanze della sua casa di Murano, vedeva passare Ettore Sottsass, Gae Aulenti, Angelo Mangiarotti o Eleonore Peduzzi Riva (tanto per dire). Erano gli anni d’oro della vetreria Vistosi, che negli anni Sessanta e Settanta realizzava oggetti in vetro soffiato con la firma dei più grandi designer del momento. Cose all’ordine del giorno, per una ragazza nata e cresciuta fra artisti e architetti, cose di cui pesi meglio il valore a distanza di anni: “Alle superiori ho fatto ragioneria – racconta Lauretta – Alla fine degli anni Sessanta, con il ’68 di mezzo, sembrava fosse la scuola migliore per assicurarsi un futuro”. Ma lei, a numeri e contabilità, preferiva altro: “Non c’entravo niente con quella scuola e non ho mai smesso di disegnare.
La stanza dove facevo i compiti era tappezzata di schizzi e dipinti e mi sono sempre immaginata una vita in mezzo ai colori e alle forme”. Prima di aprire, nel 2008, lo showroom dove oggi tutto questo si ritrova nell’architettura delle linee che non si incontrano mai, Lauretta ha fatto tante cose: ha lavorato a lungo nella commercializzazione del design e, in autonomia, ha realizzato burattini, disegnato e cucito vestiti e scarpe, pensato e “schizzato” prototipi di vasi in vetro “mai soffiato” e, soprattutto, ha cresciuto Gloria, la sua splendida figlia che oggi le fa da modella. Poi sono arrivate le borse, gli orecchini e le collane che in giro per Venezia tutti riconoscono come sue e che la Querini Stampalia ha inserito da subito nel “corredo” del suo bookshop. Lauretta realizza a mano ogni suo oggetto, nel retro di un negozio-laboratorio che esplode di fili, nastri, tessuti dominati da un piccolo esercito di canetè che più di un fotografo apprezza per la “texture” davvero originale. Ogni creazione di Lauretta ha un cuore di vetro, pieno del calore che ricorda le sue origini muranesi e la tradizione della vetreria Vistosi: “Tutte le borse e tutti gli oggetti che realizzo hanno una murrina – racconta – È un po’ il simbolo della storia che mi ha portato fin qui, nel piccolo mondo che ho a lungo sognato e che mi godo ogni giorno perché sento mio”. “La vita mi ha portato ad affrontare tante prove, a viaggiare per il mondo e tornare qui – dice ancora Lauretta – Ma ho avuto due grandi fortune: quella di crescere in un ambiente pieno di stimoli e creatività. E quella di sapere, da sempre, per cosa fossi portata”. Oggi, dietro a una vetrina sempre piena di spettatori, dice con piacere che “non bisogna mai rinunciare ai propri sogni, se riesci ad afferrarli ti ripagano ogni giorno”. A guardarle bene, le sue borse e le sue innumerevoli creazioni, un punto dove le linee si incontrano c’è: è dentro le murrine che ne contengono tutti i colori e, in fondo, sono l’inizio e la continuazione di una storia tutta veneziana. Testo e foto di Silvia Zanardi
Link alla pubblicazione su "La Nuova di Venezia e Mestre"




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